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12/09/2022

Marchio paneuropeo? Prematuro e costoso

La commissione Ue ha analizzato la fattibilità della certificazione. Per ora l'idea di mettere a punto un'etichetta paneuropea per i consulenti finanziari appare ancora poco realizzabile. O meglio, incerta. Sono queste le conclusioni contenute nel report della Commissione Ue che è stato pubblicato nel bel mezzo di questa calda estate. Nello "Staff WorkingDocument" la commissione europea espone le sue valutazioni in merito alla fattibilità dell'introduzione di una "certificazione" (“label") paneuropea per i consulenti finanziari.

 

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«Le direttive future faciliteranno la creazione di una qualifica paneuropea dei consulenti finanziari - spiega Luigi Conte, presidente Anasf -. A cominciare dalla prossima Mifid e dalle norme collegate, ci si attende un riconoscimento trasversale delle competenze a livello europeo e si auspica che non si realizzi un'omologazione, ma una distinzione in termini di valore delle competenze. Creare un marchio paneuropeo non è un'operazione facile vista l'estrema frammentazione. Una figura come quella presente in Italia, ben normata e strutturata, si trova ai livelli apicali nel contesto europeo dove, per esempio, siamo di fronte a processi di abilitazione più semplificati come avviene per i consulenti locali». La tradizione italiana passa per quasi mezzo secolo di storia attraverso un robusto bagaglio normativo cominciato con la legge 1/91 fino all'istituzione dell'Ocf, con la relativa assegnazione della vigilanza. Per questo l'Anasf è sensibile al tema della certificazione europea «abbiamo lavorato fin dall'inizio di questo lungo percorso per accrescere la qualificazione dei consulenti finanziari a livello europeo - spiega Conte -. Si deve definire una strategia comune europea creando standard di competenza e definizione dei requisiti, in termini formativi, che un buon consulente deve avere nell'affiancare i cittadini nei progetti di vita e pianificazione patrimoniale e poi, a valle di ciò, rafforzare il rapporto di fiducia tra istituzione e cittadino». Va considerato che in Italia, oltre ad avere i requisiti richiesti dalla normativa per l'abilitazione, più di 9mila consulenti finanziari hanno ottenuto (volontariamente) la certificazione Efpa, che presuppone l'esistenza di un livello di competenze certificate molto elevato. In altri paesi dover ricostruire una certificazione "modello Efpa" ha costi notevoli. «Per mitigare l'impatto dei costi potrebbe venire in aiuto anche la tecnologia - spiega Conte -. Oggi per esempio gli esami di abilitazione alla professione in Italia possono essere anche eseguiti in digitale, un'innovazione che ha efficientato i processi aumentando il potenziale di soggetti orientati alla professione».

 

L'articolo completo è disponibile sul numero di Plus24 del 10 settembre 2022